sabato 14 novembre 2009
Tyrsek, la bussola del cielo VI
22:52
Come brano è cortissimo, e me ne rendo conto. Ho avuto poco tempo per prepararlo, e ho dovuto prestarci più attenzione perchè vengono svelati degli aspetti più pratici, attinenti al mondo del Tyrsek. Aspetti dove non posso errare e devo cercare di far incastrare i pezzi alla perfezione, visto che l'ambientazione sta prendendo la piega di una Terra post-futuristica. Insomma, se c'è qualche incongruenza, errore di vario genere, segnalatela. E in tal caso perdonatemi :)
Se si affacciava a una delle numerose aperture e volgeva lo sguardo verso il basso, Kendra poteva osservare una città capillare che si estendeva fino all’orizzonte, fatta di rovine antiche, edifici recenti e templi tirati a lucido. Un assemblaggio in cui si faticava a trovare un nesso, un luogo dove tutte le epoche si congiungevano per crearne una nuova, forse più potente e maestra, in cui scegliere quando e come vivere. Ma l’aspetto non scusava le dure regole di quel posto, terra martoriata da secoli di incomprensioni, in cui il rigido principio della libertà individuale si era fatto strada nel tempo, accompagnato da leggi ancor più assurde che dichiaravano il possesso dei primogeniti allo Stato. Una confusione totale, intrico dei problemi dell’uomo; una matassa in cui potevi solo affogare, e mai emergere. Questo Kendra lo sapeva bene.
Per lo sviluppo dell’umanità era stata sancita una norma, inflessibile: i primogeniti erano figli assoluti della scienza e della magia, e fin da piccoli sarebbero cresciuti compenetrandosi con esse. I maschi venivano rinchiusi in roccaforti di ferro, dove imparavano a distillare soluzioni e creare armi, o semplicemente a maneggiare la tecnologia ed amarla. Le femmine venivano portate ai templi d’oro, dove apprendevano magie e sortilegi, maledizioni, pozioni e tutto ciò che la scienza non avrebbe potuto fare. Si sperava che queste due fazioni, collaborando insieme, creassero un connubio perfetto che avrebbe svelato i misteri dell’uomo. E così era stato.
Questa regola vigeva da poco, e non vi erano Sacerdotesse o Luminari (così venivano definiti i giovani) che superavano i trent’anni di età. La Legge veniva considerata come tale, e non vi erano mai state proteste di alcun genere. I primogeniti venivano istruiti all’interno delle rispettive Accademie, e non avevano possibilità di conoscere realtà ulteriori da mettere a confronto. I genitori, d’altro canto, fornivano di spontanea volontà i figli; la maggior parte rifiutava di incontrarli in seguito, come dimenticandoli, obliando il loro ricordo.
Kendra soffermò il suo sguardo su un tempio leggermente rialzato, avvolto da un’aura di potere. Riluceva di riflessi aurei, e il suo aspetto rimandava all’epoca classica, millenni orsono. Ghirigori argentati percorrevano le austere colonne, come acqua che scorre sul corpo di una ninfa, la dolcezza della seta che scivola dalle mani.
Lì la donna aveva trascorso i suoi primi diciotto anni di vita, ma la facciata dolce del tempio fungeva da anticamera all’inferno; sotto la collina vi erano corridoi e caverne umide, le ragazze erano costrette a passare le notti in piccoli anfratti, a volte anche privi di sbocchi all’esterno. D’altra parte, alle Sacerdotesse, seppur novizie o prossime al congedo, era concesso il libero accesso a ogni stanza, e non di rado avevano ore da trascorrere in giro per la città o da dedicare alla cura personale. Nella comunità magica erano usi esserci tali contrasti, le privazioni venivano puntualmente mitigate con piccole possibilità di svago. Era come accontentare un bambino orfano con un giocattolo: l’ingenuità del momento poteva farti credere che fosse un buon gesto, ma poi tutto ritornava uguale a prima, o forse ancora peggio.
Non si poteva decidere il proprio destino lavorativo: dopo gli anni di addestramento alla magia, esercitavi le pratiche da Sacerdotessa come un mercenario assoldato al peggiore dei nemici, con le varie parti che si disputavano la maga migliore. Alcuni gruppi di ragazze venivano spedite a lavorare con i Luminari, altre sceglievano liberamente come impiegare il loro potenziale magico. Lei era stata reclutata dal Veggente. Un puro caso, visto che non andavano per niente d’accordo.
Erano questi i pensieri che le attraversavano la mente, vecchie reminescenze del passato che ogni tanto facevano capolino dall’antro dei suoi ricordi.
Si voltò di scatto, dirigendosi a uno degli armadi accostati alle pareti. Non valeva la pena perdere tempo inutilmente. Ancora una volta il suo lavoro la chiamava, e ancora una volta non poteva che assecondarlo.
Per lo sviluppo dell’umanità era stata sancita una norma, inflessibile: i primogeniti erano figli assoluti della scienza e della magia, e fin da piccoli sarebbero cresciuti compenetrandosi con esse. I maschi venivano rinchiusi in roccaforti di ferro, dove imparavano a distillare soluzioni e creare armi, o semplicemente a maneggiare la tecnologia ed amarla. Le femmine venivano portate ai templi d’oro, dove apprendevano magie e sortilegi, maledizioni, pozioni e tutto ciò che la scienza non avrebbe potuto fare. Si sperava che queste due fazioni, collaborando insieme, creassero un connubio perfetto che avrebbe svelato i misteri dell’uomo. E così era stato.
Questa regola vigeva da poco, e non vi erano Sacerdotesse o Luminari (così venivano definiti i giovani) che superavano i trent’anni di età. La Legge veniva considerata come tale, e non vi erano mai state proteste di alcun genere. I primogeniti venivano istruiti all’interno delle rispettive Accademie, e non avevano possibilità di conoscere realtà ulteriori da mettere a confronto. I genitori, d’altro canto, fornivano di spontanea volontà i figli; la maggior parte rifiutava di incontrarli in seguito, come dimenticandoli, obliando il loro ricordo.
Kendra soffermò il suo sguardo su un tempio leggermente rialzato, avvolto da un’aura di potere. Riluceva di riflessi aurei, e il suo aspetto rimandava all’epoca classica, millenni orsono. Ghirigori argentati percorrevano le austere colonne, come acqua che scorre sul corpo di una ninfa, la dolcezza della seta che scivola dalle mani.
Lì la donna aveva trascorso i suoi primi diciotto anni di vita, ma la facciata dolce del tempio fungeva da anticamera all’inferno; sotto la collina vi erano corridoi e caverne umide, le ragazze erano costrette a passare le notti in piccoli anfratti, a volte anche privi di sbocchi all’esterno. D’altra parte, alle Sacerdotesse, seppur novizie o prossime al congedo, era concesso il libero accesso a ogni stanza, e non di rado avevano ore da trascorrere in giro per la città o da dedicare alla cura personale. Nella comunità magica erano usi esserci tali contrasti, le privazioni venivano puntualmente mitigate con piccole possibilità di svago. Era come accontentare un bambino orfano con un giocattolo: l’ingenuità del momento poteva farti credere che fosse un buon gesto, ma poi tutto ritornava uguale a prima, o forse ancora peggio.
Non si poteva decidere il proprio destino lavorativo: dopo gli anni di addestramento alla magia, esercitavi le pratiche da Sacerdotessa come un mercenario assoldato al peggiore dei nemici, con le varie parti che si disputavano la maga migliore. Alcuni gruppi di ragazze venivano spedite a lavorare con i Luminari, altre sceglievano liberamente come impiegare il loro potenziale magico. Lei era stata reclutata dal Veggente. Un puro caso, visto che non andavano per niente d’accordo.
Erano questi i pensieri che le attraversavano la mente, vecchie reminescenze del passato che ogni tanto facevano capolino dall’antro dei suoi ricordi.
Si voltò di scatto, dirigendosi a uno degli armadi accostati alle pareti. Non valeva la pena perdere tempo inutilmente. Ancora una volta il suo lavoro la chiamava, e ancora una volta non poteva che assecondarlo.
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14 commenti:
Scritto bene, però la trama non fa che moltiplicare le domande e i dubbi al posto di dissiparli man mano che si va avanti, avrai spiegato delle cose ma mi fai restare sulle spine così ^^
Quali domande? dimmi tutto, così al sette ti rispondo :D
Non ho capito chi è il Veggente, o forse ho dimenticato qualche passaggio e per questo non l'ho capito...
Il Veggente è l'uomo che ha accompagnato Kendra su Keren'hir... praticamente è il co-protagonista... incredibile che te ne sia dimenticata!
Intendo dire chi è? Fa parte dei Luminari?
Aaah.... questo è ancora tutto da scoprire :)
Tieni conto che di Sacerdotesse e Luminari ce ne sono pochi: non superano i trent'anni, e si tratta unicamente di primogeniti. Tutti gli altri hanno il diritto di essere e fare quello che vogliono.
Kendra quanti anni aveva?
venticinque
e lo scontro con il sam rjha se così si scrive, potevi pure metterlo in questo capitolo, adesso non dico che il brano sia troppo corto ma potevi unire lo scontro col demone
Sì, ti do ragione. In effetti però la mia non è una vera e propria suddivisione in capitoli, sono solo piccoli spezzoni che mano a mano pubblico. All'inizio avevo pensato di inserire nello stesso post anche la parte della Sam-rjah, ma voi volevate subito il seguito, e quindi non ho avuto la possibilità di scriverlo.
A quando il 7?
:D
Bellissimo! Non so perché, ma questa legge, il passato di kendra... sono perfette! Delineano una parte di lei e fanno capire una parte del suo carattere... Decisamente bellissimo!
E a dire il vero come suddivisione va bene... certo incuriosisce! Gli altri non avevano subito il seguito come me! hihihi :P
Però io avrei fatto lo stesso...
Forse però in un libro andrebbe unito al capitolo successivo, separandolo dal resto con un semplice spazio, o magari scritto in corsivo quasi a formare una specie di prologo del capitolo...
Cmq mi è piaciuto troppo! Ah! Anche la descrizione della città e del tempio...
Ho un paio di ipotesi in merito alla città e alle sue rovine... vedremo se più avanti saranno confermate... :)
Le ipotesi sono ben accolte, e visto che procedi a rilento con la lettura sarei lieta di conoscerle in anticipo :P anche perchè non credo di aver fornito ulteriori spunti sulla città nei prossimi episodi, ho seguito per lo più la trama... e ho fatto anche un po' di casini con i punti di vista, ma poi te ne accorgerai leggendo ^^
Sopra ho risposto anche a Vincenzo riguardo al libro: la mia non è una suddivisione in capitoli (sul file word è tutto un unico testo), perchè non so la storia per quanto si prolungherà e soprattutto posto a ritmo discontinuo e con parti di lunghezze diverse. In una successiva revisione potrei anche fare una divisione in capitoli più seria, ma visto che credo che la storia si ridurrà a un racconto lungo, preferisco lasciare i vari episodi divisi solo, appunto, da un semplice spazio :)
Non so, ma credo che il pianeta su cui si trovano non sia poi così diverso dalla nostra Terra... Ho interpretato il loro pianeta come una specie di nostro futuro su cui sono rimaste le rovine, i segni, i pezzi della nostra inciviltà, della "libertà individuale" di ognuno... (segni lasciati di proposito per non dimenticare) e su cui i successori hanno tentato di ricostruire qualcosa... di non commettere gli stessi errori, ma con leggi ancor più assurde...
Nulla di che insomma... Forse ti aspettavi una ipotesi più entusiasmante, ma mentre lo leggevo è a questo che ho pensato...
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